Sammy Torrisi: L'esplorazione come scoperta di sé stessi
Nel primo appuntamento della rubrica Storie di vita, oggi incontriamo Sammy Torrisi, mio grande amico di viaggi. Insieme abbiamo esplorato luoghi remoti: dalla Bolivia, tra vulcani e deserti di sale, fino alla selvaggia terra del Botswana.
Oggi ho chiesto a Sammy di raccontare qualcosa di sé e del senso di esplorazione come scoperta di sé stessi.
Ciao Sammy, grazie mille per dedicarci un’po' del tuo tempo. Te ne siamo veramente grati. Puoi raccontare meglio alla community chi è Sammy?
Non sono bravo a raccontarmi. Sono sempre stato un appassionato di esplorazione amo la ricerca dei luoghi remoti. Ho viaggiato molto e, ovunque sono stato, dalla Tunisia al Senegal, alla Mauritania, dal Botswana alla Tanzania, fino all’Algeria, ho cercato luoghi lontani da tutto. Nei posti remoti ho trovato la serenità.
Amo il trekking e il fuoristrada, sono gli elementi che più mi caratterizzano. Ma su tutto, per me, è l’idea del come raggiungere un luogo che mi fa sentire vivo.
Sommario
Quale è stato il tuo cammino personale Sammy?
Sono nato in un piccolo paesino alle pendici dell’Etna. Accanto casa c’era un fitto bosco su una sciara antica: il Bosco d'Aci. A 8 anni, da solo, camminavo per quel bosco. Tornato da scuola, sistemavo lo zaino e iniziavo l’esplorazione. È stato un po’ come un campo studio: la mia prima notte in tenda è stata proprio lì. La mia voglia di esplorazione nasce quindi da sempre.
Crescere alle pendici di un vulcano mi ha poi consentito, oggi, di diventare guida vulcanologica. La mia vita è stata una centrifuga e, ogni viaggio, per motivi diversi, mi ha reso ciò che sono oggi.
Con il tempo, anche il mio lavoro mi ha portato a viaggiare. Ho lavorato come tecnico luci per grandi concerti e ora per un’importante compagnia di danza catanese, Scenario Pubblico. Le tournée sono state l’occasione di scoprire ancora di più il mondo.
Lo spirito di BÙUM è la montagna, quella vera. L’Etna è un grande vulcano e si può vivere la sua esplorazione in molti modi. Insieme ad altre 4 guide vulcanologiche abbiamo trasformato un sogno in realtà fondando BÙUM. Il nostro obiettivo è portare un turismo diverso, rivolto a chi vuole vivere il vulcano nella sua essenza.
BÙUM è l’esperienza di chi ne fa parte. Non è solo un trekking sul vulcano, ma è vivere l’Etna attraverso le sue guide, seminando una cultura dei vulcani che permetta di conoscere, condividere e salvaguardare. Quando porto i trekkers ad alta quota, racconto anche me stesso attraverso i luoghi che scelgo di far visitare. Credo in un turismo responsabile che si prenda il tempo di guardare prima di fotografare.
Dalle tue parole è evidente che il contatto con la natura e l’esplorazione sono i temi più importanti per te. Posso chiederti quanto conta RALLENTARE dalla vita frenetica?
È fondamentale. Durante i periodi di lavoro sono a contatto con tantissime persone, ed è stupendo: mi arricchisce e mi offre sempre nuovi modi per confrontarmi. Ma allo stesso tempo tutto questo mi sovraccarica.
Allora vado in montagna per rallentare e ricaricarmi. C’è un luogo che più di tutti mi riporta a me stesso: l’Etna. Quando salgo lì, resto solo con il vulcano. Tutto sparisce. È la stessa sensazione che ritrovo nei miei ripetuti viaggi nel deserto, ed è forse per questo che continuo a cercare luoghi remoti: per trovare la mia pace interiore.
Il trekking e il fuoristrada sono i tuoi punti di forza. Puoi spiegarci meglio come si svolge una giornata tipo in viaggio ?
Non ho una giornata tipo. In ogni fase della mia vita esistono incognite continue. Per me, l’incognita è azione: è trovare un modo per risolvere.
Ci sono stati momenti durante i miei viaggi, ma anche a lavoro, che richiedevano estrema lucidità proprio perché pieni di incognite. Probabilmente, ciò che conta, per me, è mettersi subito in movimento, studiare la situazione e poi affrontare ciò che capita e che, magari, non ti aspettavi.
Ricordo una notte nel deserto del Kalahari: ero con la mia 4x4, e nel buio non sapevo quale strada mi avrebbe portato fuori da quel luogo isolato. Non avevo grade visibilità. Ma all’improvviso balzò un coniglio bianco al centro della strada sterrata. Spaventato dalle luci del fuoristrada, non accennava a spostarsi sul ciglio. Guidavo ormai da parecchie ore e non capivo quale fosse la strada che mi avrebbe portato fuori dal deserto. Il coniglio alla fine si spostò ed io a notte fonda trovai la via d’uscita.
L’ignoto mi ha riempito di adrenalina, ma proprio quella adrenalina mi ha mantenuto lucido, (ricordi? C’eri anche tu in quell’avventura 🙂). Ho compreso, da questa e da altre esperienze, quanto la calma e rimanere lucidi possa aiutarmi.
Questa, in fondo, è la mia giornata tipo: raggiungere l’obiettivo che mi sono prefissato senza arrendermi di fronte alle circostanze. Sono così a lavoro, come guida, durante i miei trekking e in ogni viaggio. Agire, nonostante le difficoltà, è la mia soluzione.
Fare trekking e il contatto con la natura sono solo alcuni dei temi che abbiamo affrontato. Quali consigli di lettura, se ne hai qualcuno, ti sentiresti di dare a chi è interessato a questi argomenti?
Ce ne sono tanti. Ma sicuramente tre libri che ho trovato interessanti e che esprimono il concetto di esplorazione come ricerca interiore sono: Sette anni in Tibet, Azalai. Millecinquecento chilometri a piedi nel deserto, Per ritrovarsi bisogna prima perdersi.
Quali consigli ti sentiresti di dare alla community che intende avvicinarsi a queste attività?
La gente che ama viaggiare ha già dentro di sé un senso di esplorazione. Anche semplicemente camminare in mezzo alla natura è un grande antidoto allo stress. Non importa dove vai, ma perché vai che fa la differenza. Non serve andare all’altro capo del mondo. Anche dietro casa. Anche il posto che amiamo. È l’intensione con cui si va, a fare la differenza.
Se mettessimo per un momento da parte BÙUM, il trekking e il fuoristrada, quali sono le tue altre più grandi passioni?
Probabilmente l’arrampicata. Purtroppo non riesco a farlo sempre, ma amo farlo. Amo arrampicarmi per il contatto con la roccia, la difficoltà dell’arrivare in cima, l’essere concentrato per raggiungere la vetta. Probabilmente l’ascensione all'iconica Pão de Açúcar, a Rio de Janeiro, è stata la più significativa per me, non per la difficolta ma perché è stata la mia prima via lunga.
Infine, nel corso dei miei lunghi viaggi ho capito che c’è un altro modo di vedere le cose: Sammy, cos’è per te la libertà?
Essere sé stessi e restare fedeli a ciò che siamo: questa, probabilmente, è per me la libertà. Vivere appieno ciò che facciamo, percependo ogni istante senza lasciarlo sbiadire, nel lavoro come nelle nostre passioni.
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